Non aveva ancora mangiato nulla ma non gli importava, l’emozione per l’avvicinarsi del proprio obiettivo lo saziava più di qualsiasi altra pietanza con cui avrebbe potuto riempirsi lo stomaco.

Il cielo ceruleo rendeva l’atmosfera ancora più lugubre mentre il giovane camminava, a passo sostenuto, fra le tombe e i mausolei d’identità perse nel vortice del tempo. Uomini, donne, intere famiglie che un tempo amarono e odiarono; furono amate e furono odiate; felici per le piccole cose di tutti i giorni. Ora che la loro pelle non può più sentire, né il lucente calore del sole né il freddo pungente dell’inverno o quello umido della terra in cui essi riposano.

Ora, che i loro amici hanno smesso di amarli e i loro nemici di odiarli, nessun più li ricorda; persi. Solo un nome inciso sulla pietra annerita dalla polvere dei secoli; il corpo corrotto e consunto dalla putrefazione e dai vermi.

Questi ed altri pensieri si affollavano nella mente del ragazzo che vagava ormai alla ceca, tra i sentieri di umida argilla; perso, fra i funerei monumenti di vite passate.

Sola ancora di salvezza, unico appiglio che gli impedisce di sprofondare nell’oblio di quel luogo dannato, trascinato dalle mani cadaveriche: degli abitanti di quei freddi sepolcri è la musica, seppur malinconica che esce dalle cuffie, luce di faro nella notte fatale.

Quando ormai ogni speranza è persa e il suo sguardo volgeva verso una via di fuga, ecco che il giovane trovò ciò per cui era venuto. Nascosta, come egli non si aspettava, la tomba di colui che era venuto a cercare, un idolo un mito per lui e per molte altre generazioni.

Attese che altri visitatori lasciassero il sepolcro transennato e poi si avvicinò il più possibile. Fissò la tomba; non se l’era immaginata esattamente così: un semplice blocco di pietra squadrato con una targa di metallo scurita dalla ruggine, forse un po’ umile come luogo d’eterno riposo per un mito come il suo. Pigiò i tasti del suo lettore finché non sentì una litania conosciuta invadere le sue orecchie.

La canzone forse più celebre del suo idolo, araldo della sua sindrome patricida, vagheggiamento della morte a cui egli, in vita aveva risposto con un forte slancio vitale, vita passata tra alcol, sesso e ogni sorta di sostanza stupefacente.
Per il giovane non era mai stato così, ma non è forse così che completiamo la nostra esistenza ?  Non guardiamo sempre a loro come a degli esempi; spesso sono il nostro complemento per sentirci migliori, più perfetti, perché hanno fatto cose che noi non faremmo mai. Queste ed altre riflessioni balenavano nella mente del ragazzo mentre la nenia ipnotica continuava. Ormai quasi in trance il giovane si confrontò col suo mito, ne soppesò pregi e difetti, somiglianze e differenze del suo animo, al termine del canto tedioso il giovane si avvicinò di più al tumulo,che pareva un bazar tanti erano i fiori, gli scritti e i ninnoli che addobbavano la lapide;  porse il suo saluto finale.
Commosso e concentrato se ne andò, la mente più serena e matura.
 

Ho scritto questo pezzo come ricordo e testimonianza della mia visita alla tomba di Jim Morrison a Peré Lachaise durante la gita a Parigi, riflessioni e impressioni che ho provato mentre camminavo nel labirintico cimitero monumentale… viste e commentate da un’eterea presenza critica del mio io narratore.

 

4 pensieri su “From The End to Eternity (Un’Ora a Parigi)

  1. mi dispiace per tuo padre..io ora parlo di nuovo al mio..la sorte è buffa a volte e anche se so che io e mio padre non saremo mai nulla insieme per ora mi va bene cosi..vederlo ogni tanto..aspettando quasi impaziente che la sua natura si faccia avanti…cmq tra un anno andrò via e di lui mi resterà solo un amaro ricordo..poco mi importa di quello che mi farà da qui a un anno..azie per i tuoi commenti che sono sempre graditi..ho letto il racconto come mi hai chiesto..è molto bello..io per ora mi sto limitando a pubblicare cose vecchissime che scrissi quando ero piccola e forse nemmeno mi appartengono più..apparte la lettera su mio padre che l\’ho scritta di recente..presto forse pubblicherò anche qualcosa di attuale..anche se cerco di evitare perchè sono parole ancora troppo vive in me e non ho vojia di espormi tanto..serve far passare deji anni per raccontare certe cose anche se in maniera del tutto allusoria..beh ripassa quando vuoi 6 il benvenuto..blood kiss

  2. ciao grazie x aver lasciato un commento sul mio blog…ripassa se vuoi..carino anche il tuo…ciao ciao mari
     

  3. Eh,può darsi ke sia in effetti l\’estate ke non mi fa fare niente(anke se proprio x qst io detesto l\’estate,oltre ke x il caldo)..Anke se poi alla fine cmq qualcosa si fa,l\’ansia x l\’università si avvicina sempre di più,e io ho paura di xdere le unike amicizie rimaste del liceo(sono solo 4 le xsone ke mi filano!!!!Tutte le altre sono scomparse!)!X non parlare ke tra 1 settimana parto ank\’io(ma ke strana concezione del tempo ke hai!Il 32 luglio?! ^^ ),e sono molto contrariata x qst xkè io voglio stare a Roma con le amike,il computer,il condizionatore e tutte le altre comodità!!!Se partivo con 1 compagnia,pure pure,ma se vado con la famiglia NO!!!Non x loro,ma x il posto,ke ci vado quasi da qnd sono nata!!!!..Io ti auguro di farle le esperienze,io invece non credo proprio ke me le farò,visto ke ormai lì ho appreso tutto,purtroppo..Io farei più volentieri 1 viaggio tipo il tuo,e con le xsone ke dico io!!!!..Vabbè,lasciamo stare,troppo lungo..

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